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Venti anni fa moriva uno dei più grossi sanguinari dittatori della storia contemporanea : Pol Pot

 

Pol Pot (al secolo Saloth Sar) fu il capo, il leader di uno dei regimi marxisti più violenti del XX secolo: il regime dei Khmer Rossi in Cambogia. In rapporto alla popolazione, tale regime causò più morti di tutti gli altri (tra cui quello di Stanlin e di Hitler). Il regime dei Khmer Rossi ha causato la morte di 1,7 milioni di persone attraverso carestia, lavoro forzato e esecuzioni.

Nella  “Kampuchea democratica” si poteva essere uccisi per il solo fatto di portare gli occhiali. E sì, perché gli occhiali erano segno di studio e di istruzione. E i khmer rossi volevano sradicare  ogni segno della “cultura borghese”.  Durante il regime di Pol Pot venivano passati per le armi tutti coloro che avevano frequentato le scuole superiori e l’università, unitamente a tutti gli appartenenti al ceto medio. Nei campi della morte finivano anche vecchi, donne, bambini. E, chi non era soppresso nei gulag “democratici”, moriva di stenti nelle città e nei villaggi. Uno dei primi provvedimenti del dittatore khmer fu quello di deportare buona parte della popolazione di Phnom  Penh nelle “comuni agricole”. Il risultato furono l’impoverimento, la fame, le città deserte. Ancora non è accertato quante  siano state le vittime accertate del delirio di Pol Pot e dei suoi accoliti. Ma le stime più prudenziali non vanno al di sotto dei due milioni di persone. Questi orrori appartengono al passato. Ma è di cruciale importanza ricordarli. Affinché mai più accada, in qualsiasi Paese della Terra, che si instauri un regime in cui gli uomini vengano divisi  in due categorie: gli “dèi” (cioè i dirigenti) e gli “insetti” (cioè la stragrande maggioranza della popolazione).